Alla scoperta di Clarknova Street Lab, un brand nato nel 2011 a Berlino, un laboratorio in cui sperimentare e mescolare le tante sfaccettature che un abito può comunicare, oltre che le multiformi espressioni della strada. Tagli minimali e geometrici che si discostano da ciò che può essere definito standard o romantico, da quei canoni che molto spesso il mondo della moda impone, l'obiettivo del marchio di impronta Made in Italy, è quello di creare un linguaggio/collante tra volumi inediti contemporanei e popolarità della Street Art.
Clarknova Street Lab P/E 2013 |
A tu per tu con l'ideatrice e designer del brand, un'intervista in cui ho cercato di scavare a fondo, di conoscere le particolarità di Clarknova Street Lab. Un mondo parallelo, fatto di studio, ricerca, esperienze e volontà di stravolgere gli schemi, proponendo uno stile che non si ripete ma, al contrario, si rinnova e lascia spazio a nuovi spunti.
Perchè Clarknova?
Clarknova è in realtà il nome di una macchina da scrivere che compare nel film “Il pasto nudo” di Cronenberg, tratto dall’omonimo romanzo di Burroughs.
È probabilmente il film che sono riuscita a guardare e riguardare più volte perché ti pone di fronte ad interpretazioni sempre nuove ed è difficile distinguere la realtà o capire quante realtà diverse contenga effettivamente.
Clarknova (la macchina da scrivere) si trasforma in un insetto kafkiano e intrattiene un rapporto ambiguo con il protagonista del film.
Ho pensato alla mia macchina da cucire come ad uno strumento capace di trasformarsi, evolversi e comunicare con gli altri attraverso le sue creazioni: come fossero parole.
Il brand segue uno stile ben preciso o varia a seconda delle collezioni?
Lo stile è dettato dal gusto personale che nonostante sia in evoluzione non può cambiare completamente direzione tra una collezione e l’altra.
Rimangono alcune linee guida, i tagli lineari, la ricerca di volumi ampi e una rinuncia all’ornamento superfluo.
Le collezioni sono poi influenzate dalle collaborazioni che intrattengo in quel preciso momento. Anche dal disegno di un artista può nascere l’idea di un dettaglio o di un particolare capace di porsi in dialogo col disegno stesso.
Clarknova Street Lab P/E 2013 |
Per ogni collezione, uno street artist italiano. In futuro si prevedono collaborazioni con artisti anche stranieri?
Forse ma non subito perché il panorama italiano della Street Art è molto ampio e ricco di personalità interessanti con cui mi piacerebbe collaborare.
Il recupero di materiali e i pezzi realizzati a mano può essere considerato un punto di forza del brand, un ponte tra passato e presente?
Più che un ponte tra passato e presente si tratta di recuperare forse un’idea antica, quella di non sprecare mai niente.
Clarknova Street Lab P/E 2013 |
La collezione primavera estate 2013 prende il nome di Walls ed è stata (in parte) realizzata con lo street artist Moneyless. Cosa ha il suo stile in comune con Clarknova Street Lab? Raccontacela.
La prima volta che ho visto le installazioni di Moneyless sono rimasta sorpresa dalla loro capacità di portarti ad esperire lo spazio in maniera totalmente nuova.
Ne ho apprezzato e penso colto fin da subito la ricerca di forme essenziali e pulite, prive di decorativismi e leziosità. Può sembrare una contraddizione ma è proprio quello che cercavo per “decorare” la collezione e per creare un dialogo tra i tagli destrutturati degli abiti e le stampe.
Clarknova Street Lab P/E 2013 |
Parlando di comunicazione del marchio, la linea P/E 2013 presentata ha una particolarità: non sono stati fotografati i volti di chi la indossa. Perché? Qual'è il messaggio che si vuole comunicare?
La p/e 2013 si chiama WALLS anche per questo motivo. Volevamo sottolineare come le opere siano passate dal loro luogo originario, “il muro” al tessuto e come grazie alla caratteristica dell’abbigliamento di essere “in movimento” possono essere portate in giro dalle persone che le indossano.
Insieme al fotografo Leonardo Casali abbiamo dunque riflettuto sul privilegiare questo aspetto, uscendo da quell’idea di foto/moda patinata in cui il volto che viene scelto si pone come stereotipo in cui identificarsi e lasciare ad ognuno la libertà di reinterpretare il capo col proprio stile: un invito a non omologarsi, a tirare fuori la propria unicità, a metterci la propria faccia.
Un consiglio spassionato per chi vuole intraprendere questa strada.
Nel mio caso non si è trattato di scegliere un lavoro ma di costruirlo in base alle esperienze che avevo fatto, di inventarlo, di utilizzarlo come una specie di contenitore che mi permettesse di tenere insieme tutti i miei interessi e le mie passioni, di mixarle e crearne qualcosa di mio ma, allo stesso tempo, condivisibile con altri. Una conseguenza di altre azioni che mi ha permesso di unificare il lavoro mentale, progettuale e creativo con quello manuale, cosa che, provenendo da studi umanistici, mi era sempre mancata.
Una piacevole lettura da cui traspare tutta la passione per un lavoro, non fine a se stesso, ma con la chiara propensione di mettersi sempre alla prova, di confrontarsi con una realtà affamata di novità e realizzare che è fatta di contingenze, continue possibilità.
http://www.clarknovastreetlab.com/#
http://www.clarknovastreetlab.com/#
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